Stai per viaggiare in un Paese dell’Unione Europea ma non capisci perché tu debba usare una moneta diversa dall’Euro? Eppure avevi letto e sentito che in Europa si utilizza la stessa moneta unica. Perché non è così? Vediamo insieme le differenze tra Unione Europea e Unione Economica e Monetaria.

Unione europea e Unione monetaria: perché differiscono?

L’Unione Europea (UE) e l’Unione Economica e Monetaria (UEM) indicano due concetti integrati tra loro, ma differenti e non sovrapponibili.

Mentre l’UE rappresenta un’organizzazione prevalentemente politica, l’UEM rappresenta un’organizzazione tecnica.

L’integrazione nel trattato di Maastricht

Con il termine Unione Europea (UE) s’intende l’organizzazione internazionale regionale di integrazione economica e politica, nata dal Trattato di Maastricht del 1992, che succede alla Comunità Economica Europea (CEE) stabilita con il Trattato di Roma del 1957. L’Unione è l’insieme dell’apparato istituzionale, che opera in funzione e nel perseguimento primario degli interessi e delle politiche dell’UE, e del sistema giurisdizionale che ha l’obiettivo di esercitare le competenze specifiche attribuite dai Trattati firmati dagli Stati membri.

Proprio nello stesso Trattato di Maastricht, al fine di raggiungere l’obiettivo dell’integrazione economica e della moneta unica, si istituisce l’Unione Economica e Monetaria (UEM) di cui la comunità europea aveva posto le basi, fin dal 1969, con il Piano Werner e successivamente con il sistema monetario europeo (SME).

Adottando una semplificazione, è possibile definire l’Unione Europea come “l’accordo quadro” nel quale si inserisce l’Unione Economica e Monetaria. A completare l’UEM concorrono accordi intergovernativi come il meccanismo europeo di stabilità (MES) e il Fiscal Compact.

Gli obiettivi dell’UEM

Gli obiettivi dell’UEM sono tre:

– Attuare una politica monetaria avente per fine la stabilità dei prezzi tramite la Banca Centrale Europea;

Evitare possibili effetti di ricaduta dovuti a finanze pubbliche non sostenibili, prevenire la comparsa di squilibri macroeconomici negli Stati membri tramite il Patto di Stabilità e crescita;

– Assicurare la garanzia del buon funzionamento del mercato unico.

Le 3 fasi dell’UEM fino all’Euro

Dall’UEM fino all’Euro si sono susseguite tre fasi:

1 – La prima fase (1990-1993), preparatoria al trattato di Maastricht, dà avvio alla libera circolazione dei capitali tra gli Stati membri;

2 – La seconda fase (1994-1998) instaura la convergenza delle politiche economiche (l’adozione del Patto di Stabilità risale al 1997) e la collaborazione delle Banche centrali dei Paesi membri. Viene creato l’IME (Istituto Monetario Europeo) antenato della Banca Centrale Europea (BCE). Si completano i processi per l’indipendenza di tutte le banche centrali nazionali;

3 – La terza e ultima fase (dal 1999) comporta la fissazione irrevocabile dei tassi di cambio delle valute degli Stati membri partecipanti all’unione monetaria, la conduzione di una politica monetaria unica sotto la responsabilità della BCE e l’ufficializzazione dell’Euro come valuta dell’UE, immessa in circolazione il primo gennaio del 2002.

Chi fa parte dell’UEM?

Ad oggi, con l’uscita del Regno Unito, gli Stati membri dell’Unione Europea (UE) sono 27: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria.

A livello di Trattati tutti gli Stati membri dell’UE (ad eccezione della Danimarca, che gode ufficialmente di una clausola di non partecipazione opt-out alla terza fase dell’UEM e, dunque, di non adozione dell’euro) hanno convenuto di adottare l’Euro. Tuttavia, non essendo fissata nessuna data limite per l’ingresso, alcuni Paesi ne rimangono fuori deliberatamente.

Sono quindi 19 i Paesi dell’Unione, su 27, che hanno aderito alla fase 3 dell’Unione Economica e Monetaria (UEM) e adottato la moneta unica: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

Rimangono fuori, oltre alla Danimarca, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania e Svezia.

Marco Zanni
(Europarlamentare)

 

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